Giulia Petracca
La Psicologa ai tempi di Internet
“Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità…” (Albert Einstein)
In questi giorni, esattamente il 29 ottobre si è celebrato il cinquantesimo anniversario dalla prima trasmissione da un computer a un altro posto a 500 km di distanza, l’avvento di internet, lo strumento che oggi sembra diventato indispensabile per la nostra quotidianità.
La vita di tutti è cambiata, e in questi giorni mi chiedevo com’è cambiata anche la psicologia, il modo in cui le persone si approcciano ai problemi psicologici e come arrivano allo studio di uno psicologo.
Nel quotidiano spesso si sente definire una persona in base a una pseudodiagnosi fatta su poche caratteristiche che si ritiene siano riconducibili a un disturbo psicologico, quasi che definire una persona con un disturbo psichico fosse di per sé sufficiente a descriverla nella sua interezza. Il rischio è di generalizzare un comportamento specifico e forse spiegabile senza scomodare Freud o senza sfogliare i manuali di diagnosi psichiatrica se solo si approfondisse la relazione e il comportamento nella relazione!
Nella mia pratica clinica sempre più spesso le persone già dal primo contatto mi riferiscono un’autodiagnosi, hanno già dato un nome al loro problema poiché avendo fatto una serie di ricerche su internet, appunto, tra i sintomi che descrivono una patologia hanno riconosciuto i propri. Questo, da un lato li rassicura, dall’altro lato una volta a studio, a volte non comprendono come mai io mi prenda del tempo, qualche colloquio per valutare il caso, il problema, per capire come posso aiutarli al meglio; se loro leggendo su internet sono stati in grado di fare una diagnosi perché io mi prendo più tempo? Valutare il caso, valutare il problema presuppone la raccolta di tutta una serie di informazioni che vanno oltre i criteri diagnostici e i sintomi che una persona può presentare. Alcune problematiche psicologiche presentano gli stessi sintomi e una persona può non avere un quadro clinico così netto come viene presentato da articoli su internet che dovrebbero avere un solo scopo divulgativo. Stessi sintomi inoltre possono avere cause diverse e un modo per intervenire diverso.
Credo che le informazioni in rete sicuramente sono utili se usate come orientamento, per capire a chi rivolgersi, per rassicurarsi sul fatto che ciò che si sente e il periodo difficile che si attraversa può essere superato. Il rischio di fare autodiagnosi o di usare le informazioni raccolte per curarsi da sé deriva dal fatto che ogni persona ha una sua storia, che nella pratica i problemi non sono sempre sintetizzabili a un elenco di sintomi ma la genesi e il trattamento è più complesso, non è solo eliminando il sintomo che si risolve il problema.
Dietro ogni intervento c’è una teoria di riferimento, l’intervento e l’aiuto che lo psicologo dá non si esaurisce mai e non consiste quasi mai nel dire alla persona cosa deve o non deve fare, ma nel dare senso insieme alla persona al significato che quel sintomo ha e a costruire insieme le alternative per stare meglio, alternative che sono soggettive.
È bene diffidare online da professionisti che fanno diagnosi, sia perché non è legale, sia perché ogni persona va vista nel suo insieme, sia perché, dal mio punto di vista, dire a una persone: hai questo o questo non le è di aiuto, di fronte a noi abbiamo sempre una persona con un problema che non la definisce del tutto, la persona è anche altro, ha anche tante risorse. Dico spesso ai miei pazienti: io ho di fronte te anche con il tuo problema ma non solo, non ho di fronte un depresso, un ansioso o altre etichette e in questo credo profondamente. Quindi è bene prendere sempre le informazioni su internet come informazioni generiche e non cucirsele mai del tutto addosso, ricordiamoci, anche in questo caso, della nostra unicità.
Altra cosa da tenere in considerazione è che nel caso di problemi psicologici, il problema ha anche una componente relazionale e la relazione con il terapeuta, una buona relazione terapeutica è uno dei fattori facilitanti il processo terapeutico, la comprensione del problema e la guarigione; internet invece anche se sembra facilitare la relazione, pensiamo ai social, alle chat, frequentemente scherma dalla relazione reale e dai timori che entrando in relazione emotiva autentica si possono sperimentare.
Per concludere direi che sarebbe buono usare le informazioni raccolte su internet per poi affidarsi a un professionista e non per evitare di ricorrere a esso.