Giulia Petracca
Carezze
“A modo mio avrei bisogno di carezza anch’io” (L. Dalla)
Le carezze sono importanti non solo nella vita dei bambini ma anche degli adulti. Pensando alle carezze, comunemente, si pensa al gesto fisico rivolto all’altro, in psicologia assume un significato più complesso.
Berne definisce la carezza come un’unità di riconoscimento. La carezza è ogni atto che implica il riconoscimento dell’altro, ogni scambio comunicativo, verbale o non verbale, che procura emozione, qualsiasi gesto, parola, comportamento, che dimostra che gli altri si accorgono di noi,. Berne sostiene che “sono essenziali alla vita. Senza di esse la spina dorsale avvizzisce”.
Le carezze sono quindi gesti, parole, sguardi, comportamenti che ci danno la misura che l’altro si accorge di noi, che esistiamo per qualcuno.
Le carezze possono essere:
- verbali cioè legate alla comunicazione verbale come un”ciao”;
- non verbali come un gesto, un sorriso;
- positive, come un sorriso, un complimento, un “ti voglio bene” e favoriscono la stima di sé;
- negative come i giudizi negativi, le umiliazioni, un “non mi piaci” e trasmettono alla persona l’idea che non va bene;
- condizionate, positive o negative, che dipendono da quello che si fa, ad esempio “hai fatto un bel lavoro”;
- incondizionate, positive o negative, legate a quello che la persona è, ad esempio “sto bene con te”;
- carezze false (o di plastica): quelle apparentemente positive, ma che portano con sé un messaggio negativo come ad esempio “Buono il dolce, sicuro lo hai fatto tu?”
- carezze esterne che riceviamo dalle altre persone e soddisfano la massima parte delle nostre stimolazioni;
- carezze interne che sono modi interiori di darci riconoscimenti, una larga parte delle carezze interne è costituita dalle carezze ricevute che teniamo nei nostri ricordi
Tutti impariamo un modo di ottenere e dare carezze, abbiamo carezze che preferiamo e altre che ci imbarazzano, è come se applicassimo un filtro e prestiamo più attenzione alle carezze con cui abbiamo fatto più pratica da piccoli. Ad esempio c’è chi si imbarazza a ricevere complimenti o chi sembra cercarsi nelle relazioni sempre persone che le trattano male. Un principio fondamentale che guida il comportamento degli esseri umani è che: qualsiasi tipo di carezza è meglio di nessuna carezza.
Seppure le carezze siano illimitate e se ci riflettiamo da adulti è facile giungere a questa conclusione, da piccoli impariamo delle regole restrittive sulle carezze che Steiner chiama “economia delle carezze”. Queste regole sono:
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Non dare carezze quando ne hai da dare: ad esempio non dire a una persona che gli vuoi bene perchè potrebbe rifiutarti;
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Non chiedere carezze quando ne hai bisogno: ad esempio non chiedere un abbraccio perchè non sarebbe autentico;
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Non accettare carezze se le vuoi: ad esempio svalutando il valore di un complimento dicendo che c’è un motivo per cui l’ha detto;
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Non rifiutare carezze se non le vuoi: ad esempio quando accettiamo insulti ingiustificati o attenzioni eccessive;
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Non accarezzare te stesso: ad esempio non facendosi complimenti .
Da adulti è importante imparare che le carezze sono illimitate, che possiamo darne e riceverne quando lo vogliamo, così come possiamo rifiutarle se non le vogliamo e che è altrettanto importante autosostenerci in maniera libera e spontanea. Renderci consapevoli di questo non può che migliorare la nostra esperienza relazionale e il nostro benessere.