Giulia Petracca
L'Okness
“Nasciamo prìncipi, è il processo di acculturazione ci rende rospi.” (Eric Berne)
Uno dei principi del mio modello teorico di riferimento, l'analisi transazionale, che trovo molto utile nel lavoro con le persone è il principio dell'Okness.
L'okness si può sintetizzare con “io sono ok, tu sei ok”: andiamo entrambi bene, il che presuppone vedere se stessi e l'altro in una posizione paritaria; può non andare bene quello che uno fa ma andar bene quello che è. Le posizioni di vita apprese da piccoli e mantenute da adulti comportano che la persona nelle situazioni in cui si trova assuma e dia più risalto a tutto quello che le conferma la posizione appresa. Nella quotidianità spesso questa posizione non si mantiene sempre appunto, si sperimentano altri modi di percepire se stessi, l'altro e le situazioni.
– Io sono Ok, tu non sei Ok: è la posizione in cui il soggetto mette se stesso in una posizione up e l'altro in una posizione down, una sitiuazione di prevaricazione e di poca considerazione dell'altro. Questo tipo di posizione può portare a relazioni violente;
– Io non sono Ok, tu sei Ok: è la posizione in cui le persone sperimentano inadeguatezza, non si sentono meritevoli, capaci mentre l'altro è percepito come capace, meritevole. Chi sperimenta questa posizione può vivere esperienze di ritiro, non si mette in gioco per paura del fallimento;
– Io non sono Ok, tu non sei Ok: è la posizione in cui né sè né l'altro sono percepiti come capaci, in grado di fare qualcosa. È una posizione di scoraggiamento complessivo.
In terapia si mantiene, o si dovrebbe, la posizione “Io sono ok, tu sei Ok” per modellare relazioni paritarie, bilanciate, per permettere alla persona di sperimentare un nuovo modo di percepirsi e percepire il mondo, di riconoscere il contributo e il potere di entrambi nella relazione. Attraverso questa consapevolezza e il lavoro terapeutico, la persona può ridecire per sé un nuovo modo di stare al mondo, più flessibile e più paritario.