Giulia Petracca
Fernarsi? Impossibile per me.
Pare si celebri oggi la giornata mondiale della lentezza. Quando si parla di lentezza mi viene sempre in mente Bianconiglio di Alice nel paese delle meraviglie con il suo: “È tardi! È tardi, sai? Io son già in mezzo ai guai! Neppur posso dirti "ciao": ho fretta! Ho fretta, sai?”.
Mi trovo spesso a osservare quanto le persone si sentano un po' Bianconiglio, sempre alle prese con molte cose da fare e a etichettarsi come depressi se un giorno rallentano un po'.
A studio le persone, dopo un po' che vengono, definiscono quello spazio come un momento per loro in cui fermarsi, lo vedono come un qualcosa di prezioso, un momento in cui stare con sé stessi e riflettere su dove si è, cosa si vuole per sé, un momento in cui non si fa ma si sta.
Fare, dà nell'immediato la sensazione che ci si sta prendendo cura di sé, ma nella foga di fare e di ottenere risultati tangibili il rischio è che ci si dimentichi del proprio mondo emotivo, dei propri bisogni più interiori. Spesso, nella frenesia di fare non ci si ascolta, quando accade che invito i miei pazienti a respirare, a prendersi un po' di tempo in silenzio, all'inizio sono spaesati: è normale respirare, lo faccio sempre mi dicono. Solo dopo un po' si accorgono di come il ritmo della respirazione può cambiare e di come le tensioni sono distribuite nel corpo: ci riescono perchè si fermano. Facendo nel breve termine allontanano le tensioni salvo poi ritrovarle tutte insieme appena si fermano.
Allora quale migliore occasione di oggi per prendersi qualche minuto in cui ci fermarsi, respirare, un momento in cui dire: c'è la partita, c'è una scadenza, c'è questo, c'è quello, e ci sono anch'io: come voglio stare con me anche solo qualche minuto?